L’Editoriale di Carlo Santi

Intervista a cura di Carlo Santi, editore CIESSE

Cos’hanno in comune Silvia Pascale e Salvatore Galvano?

Di certo li accomuna essere entrambi autori della CIESSE Edizioni, pur se le loro opere sono assolutamente diverse. Silvia scrive saggi storici, documenta una realtà di cui è assoluta esperta: quella degli IMI (Internati Militari Italiani). Salvatore Galvano scrive Military Thriller, un genere poco “sfruttato” in Italia per mancanza di scrittori preparati all’uopo, mentre in America spopola. Il nostro Galvano è un militare di professione, conta su decenni di attività militare anche con missioni all’estero, nonché la sua preparazione si basa su studi internazionali di strategia militare; quindi conosce la materia che tratta perché “respira” aria militare ogni giorno.

Due espertissimi nei loro rispettivi campi che mettono a frutto la loro esperienza e conoscenza in opere letterarie di tutto rispetto. Altra cosa che accomuna Silvia e Salvatore: fanno record di vendite dei loro libri.

Giulia Pretta, nostra collaboratrice e autrice CIESSE, ha ideato un programma di eBook gratuiti per il fine settimana (lungo per la verità, in quanto dura tre giorni, dal venerdì alla domenica) con una promozione che ha per hashtag: #evadiamodalcovid. Iniziativa che da ben cinque settimane contribuisce a rendere meno “doloroso” l’isolamento obbligato in casa a causa dell’emergenza Covbid-19.

Da un lato questa iniziativa ha l’obiettivo di alleviare le sofferenze di chi, come noi, è un incallito lettore, dall’altra parte è un’esigenza abbastanza scontata in tempo di crisi come questo: la pubblicità. Non solo l’iniziativa sta funzionando alla grande, bensì ha fatto ri-emergere (notare il “ri” d’obbligo) due autori d’assalto come Silvia e Salvatore.

Ogni settimana e per ogni titolo si sono registrati numeri che vanno dai 50 ai 250 scaricamenti di eBook gratuiti, ma Silvia e Salvatore sono andati oltre questo normale trend attestandosi a 859 la prima con il suo primo titolo COME STELLE NEL CIELO e addirittura 1.219 scaricamenti il secondo con il suo military thriller IL TARLO.

Siamo in presenza di numeri altissimi, si parla di oltre cinquemila persone che hanno visitato il nostro sito web www.ciesseedizioni.it cercando e scaricando i due titoli in questione, che si sono registrati (diventando utenti per le successive newsletter) e acquistando gli eBook, anche se a zero euro. Alcuni hanno scaricato l’eBook e il giorno dopo hanno acquistato il cartaceo, magari per regalarlo a qualche persona a loro cara.

La vicenda della gratuità non è certo il motivo di questo strabiliante risultato, altrimenti ciò varrebbe per tutti. Quindi il motivo va ricercato altrove, e questa intervista doppia vuole fare chiarezza, dalla voce dei protagonisti, su come è stato possibile raggiungere un successo di queste proporzioni.

Prima di tutto, chi sono Silvia Pascale e Salvatore Galvano?

Salvatore Galvano

GALVANO – Salvatore Galvano è un dirigente del Ministero Difesa, con la passione per la filatelia, il modellismo ferroviario e i gialli. A lui piace leggerli, vederli in tv e scriverli.

Silvia Pascale

PASCALE – Silvia Pascale è una docente e una ricercatrice storica. Si è laureata in archeologia classica, ma da molti anni si occupa di deportazioni nazifasciste dopo che ha scoperto vicende familiari legate a questo periodo storico. Accompagno lo studio alla pratica didattica, insegnando in un Istituto di Treviso e vengo chiamata come esperta a Convegni Nazionali e Internazionali, oltre che a Seminari universitari. Tra maggio e giugno 2019 sono stata a Parigi a studiare al Memorial de la Shoah perchè sono stata scelta dal MIUR e dall’Università di Parigi per un importantissimo seminario sulla Shoah appunto. Da aprile 2019 sono anche Consigliere Nazionale ANEI (Associazione Nazionale ex Internati nei Lager nazisti)

Vi aspettavate questo risultato?

PASCALE – Onestamente no, il risultato è stato eccezionale anche se l’ebook era gratuito. Penso a tutte quelle persone che l’hanno scaricato: hanno colto l’occasione sicuramente, ma hanno deciso di leggere il mio libro o per lo meno di provarci. Non è un caso che alcune di loro mi stiano contattando per ricerche sui loro familiari o delucidazioni sulla deportazione di parenti.

GALVANO – Assolutamente no. Uno scrittore esordiente vive di sogni, è inutile negarlo. Sogna che qualcuno pubblichi il suo libro, poi ciò avviene, e allora sogna di scalare le classifiche di vendita dei libri, di vedere il proprio libro in bella mostra nelle librerie principali della città, di veder “scaricato” il proprio ebook molte volte in una stessa giornata. Poi, avviene anche questo, e poco importa se ciò è stato reso possibile dal bassissimo costo della versione digitale dell’opera, un numero cardinale (di euro) che in matematica indica assenza di qualsiasi valore, unità o quantità, lo zero. Ma in realtà, il valore ce l’ha quello zero, perché qualcuno si è preso la briga di collegarsi al sito, di compilare un form, di scaricare un file “zip” e di andare a curiosare cosa hai scritto…

Qualche giorno fa questa operazione è stata effettuata 1219 volte, da altrettanti potenziali lettori, un numero a quattro cifre, che in termini di valore, unità o quantità non è certamente da sottovalutare. Né tantomeno è immaginabile per chi si è affacciato sul mondo dell’editoria cinque anni fa con il suo primo romanzo…

Siete molto attivi sui social, quanto ha contribuito lì la vostra presenza?

GALVANO – A dire il vero, sono apparso sui social la prima volta nel 2015, proprio al momento della pubblicazione del mio primo romanzo. Mi è stato consigliato di rivolgermi ai social, non ricordo da chi, per pubblicizzare l’opera e, pertanto, ho aperto un profilo sui social più in voga. Credo, tuttavia, che tali strumenti non siano sufficienti a garantire un buon risultato, se non accompagnati da altre iniziative avviate su altri canali, come i media (stampa, radio e tv) e le numerose piattaforme di messaggistica, come whatsapp, per finire alle immancabili presentazioni e alla partecipazione ai concorsi letterari che, nel caso di riconoscimenti, forniscono comunque spunti per la redazione di specifici articoli giornalistici.

PASCALE – La mia presenza sui social è legata non solo al mio profilo personale, ma anche al gruppo di ricerca che amministro con Barbara Conte che si chiama IMI (Italienische Militär-Internierte) Internati Militari Italiani. Il gruppo è nato circa 5 anni fa con l’idea di condividere e far conoscere foto, lettere e documentazione relativa ai militari italiani catturati e deportati nei Lager del Terzo Reich dopo l’8 settembre 1943.

La mia presenza quindi sui social è diventata praticamente quotidiana per rispondere alle richieste degli iscritti e per aiutarli nel reperire informazioni sui loro cari.

Silvia, tu hai voluto mandare in promozione gratuita il primo libro pubblicato, COME STELLE NEL CIELO, perché questa scelta?

PASCALE – “Come stelle nel cielo. In viaggio tra i Lager” è il mio primo libro sull’argomento e sicuramente è stata una scommessa. Un libro nato da un incontro fortunato con il mio allora alunno, Stefano Bianco, e sua mamma Gabriella Zaros: quest’ultima mi ha consegnato le memorie di suo padre Alfredo, un diario e le lettere scritte dal Lager. È un libro cucito con le emozioni, fatto di incontri con anche le altre figlie, Loredana e Rosanna, e il figlio Livio; un libro pensato e studiato per vedere se questa storia dimenticata da decenni potesse incontrare lettori attenti e interessati.

È un libro a cui sono molto affezionata perché mi ricorda incontri pomeridiani con la famiglia Zaros per riannodare i fili della memoria della prigionia del padre, e alcuni sabato pomeriggio in compagnia della “zia Rita” la sorella ancora in vita di Alfredo, che mi affascinava con i racconti d’infanzia della famiglia. È stato un percorso unico, ma che dal 2017 si ripete ogni volta che intraprendo un nuovo lavoro di ricerca: l’abbraccio virtuale delle famiglie, la consegna nelle mie mani dei ricordi dei loro cari affinché io faccia emergere la storia di sofferenza per consegnarla ai lettori, la fiducia e l’affetto che mi accompagna nel progetto editoriale. Ecco tutto quello che ho adesso è nato da quel libro e ovviamente dalla fiducia tua Carlo di averci creduto.

Salvatore, tu sei un militare, quanto ti è stato di aiuto la tua preparazione professionale nella stesura del tuo romanzo che, ricordiamo, è ambientato all’interno di strutture della Difesa a Roma?

GALVANO – La conoscenza dell’ambiente all’interno del quale si intende imbastire e far scorrere la narrazione è fondamentale se si vuole scrivere un “military thriller”. È importante conoscere le dinamiche e le procedure afferenti alla particolare realtà, ma soprattutto i vari contesti nei quali operano coloro che indossano le stellette, con riferimento ai reparti operativi come agli Stati Maggiori, alle componenti logistiche nonché ai vari scenari internazionali del Fuori Area, per finire agli istituti di formazione e agli impieghi specialistici. Questo, ancor di più, se l’autore, come nel caso del sottoscritto, intende portare avanti il “filone” dal titolo “Le indagini del Maresciallo Licata”, una sorta di serie NCIS nostrana, con indagini che spaziano tra le varie sfaccettature dell’”ambiente con le stellette”.

E a tal riguardo, non vi è dubbio che la preparazione professionale e l’esperienza maturata in vari settori, nel corso dell’attività lavorativa, possano fare la differenza.

Come sono nate le vostre pubblicazioni, a cosa vi siete ispirati?

PASCALE – I miei libri sono tutti legati alla storia dell’Internamento Militare Italiano, a quelli che furono gli IMI, cioè i soldati deportati nei Lager del Terzo Reich dopo l’8 settembre ’43. Una deportazione volontaria perché se avessero firmato l’adesione alla Repubblica Sociale e a Hitler, sarebbero stati liberi. Come mai mi interessa quel periodo? Ho scoperto proprio mentre stavo lavorando per “Come stelle nel cielo” di avere un prozio morto in campo di concentramento anche se in famiglia nessuno ne aveva mai parlato. Questa sicuramente è stata la spinta determinante a occuparmi di deportazioni nazifasciste, in particolare Internati militari.

GALVANO – Il mio romanzo è nato con lo scopo di rendere omaggio alla memoria del mio papà e alla sua lunga vita trascorsa al servizio del Paese con la divisa da carabiniere. Ben consapevole che nessuna casa editrice avrebbe pubblicato la storia del mio amato genitore, ho pensato di scrivere un giallo che avesse come protagonista un maresciallo dell’Arma con gli stessi suoi pregi e difetti, dando così vita a Luigi Licata, un investigatore d’altri tempi che credo piaccia ai lettori.

Entrambi i vostri libri hanno qualche anno sulle spalle, eppure non conoscono età, vi siete spiegati il motivo?

GALVANO – Per quanto mi riguarda, ho motivo di ritenere che sia stata vincente la scelta della “carta” del “military thriller all’italiana”, un genere poco presente se non addirittura “fantasma” nei scaffali delle varie librerie italiane e nelle più importanti piattaforme di vendita di libri online. In pratica, credo si possa parlare di una parte di mercato che la concorrenza non riesce a occupare per mancanza di prodotti specifici.

PASCALE – Io penso che la tematica della deportazione dell’esercito italiano dopo l’8 settembre del ’43 sia oggetto di attenzione e studio proprio negli ultimi anni e di conseguenza anche il mio primo libro per chi non lo ha letto, non è mai superato. Inoltre avendo all’interno documentazione originale, come il diario e le lettere, viene utilizzata anche dai docenti nelle scuole come strumento per eventuali laboratori di storia.

Chi sono i vostri lettori?

GALVANO – Penso che il bacino di utenza del mio romanzo ruoti essenzialmente attorno a due macroaree, quella costituita da coloro che vestono un’uniforme, con il desiderio di leggere per ritrovarsi in un mondo ben noto e per respirare un’aria familiare e quella dei canonici lettori di gialli, che però non disdegnano di “entrare e dare un’occhiata” all’interno di una caserma, non fosse altro che per conoscere un po’ di più quello straordinario serbatoio di uomini e donne di grande valore umano e professionale che quotidianamente si confermano al servizio della comunità e del Paese. E mi si perdoni la nota campanilistica!

PASCALE – Penso di aver avuto riscontri variegati: ovvero quasi tutte le età, anche se la tipologia più frequente ovviamente è quella di parenti e conoscenti di Internati Militari. In particolare i nipoti di IMI leggono i miei libri e poi mi contattano per avere degli aiuti per le loro storie familiari: persone che non sanno quali archivi consultare, oppure che hanno bisogno di traduzione e spiegazione di documenti. Altri semplicemente mi chiedono di raccontare la storia dei loro cari in un mio prossimo libro.

Avete in mente altri progetti editoriali in futuro?

PASCALE – Progetti editoriali concreti e già in fieri ne ho due: “Guareschi e il Natale nel Lager” e “Il diario di Mamma Teresa

Il primo è legato a “La Favola di Natale” di Guareschi, un testo teatrale scritto e rappresentato in una baracca del campo di concentramento per Internati Militari Italiani (IMI) di Sandbostel nel 1944. Doveva accompagnare la prima a teatro dell’opera che sarebbe avvenuta il prossimo 7 maggio 2020 per celebrare la fine della Seconda Guerra e la liberazione di tutti i Lager, ma l’emergenza virus ha bloccato l’evento teatrale. Perché spiego questo? Perché i ragazzi, miei alunni, che dovevano interpretare, suonare e cantare l’opera, quando abbiamo iniziato la cosiddetta DAD (Didattica a Distanza) mi hanno chiesto di poter collaborare al volume dal momento che non potevano più andare in scena. Tutto questo ha quindi modificato il progetto originale iniziale, a mio avviso arricchendolo della dimensione pedagogica e didattica praticata.

Il volume conterrà quindi, oltre a questo splendido testo di Guareschi commentato e adattato, oltre ai saggi storici, anche un vero e proprio percorso educativo attraverso un laboratorio di storia e memoria. Importante per questo volume il patrocinio dell’ANEI (Associazione Nazionale ex Internati nei Lager nazisti), di cui sono Consigliere Nazionale e del Club dei 23 e dell’Archivio Guareschi. All’interno del volume ci sono importanti contributi, come per esempio, quello del Presidente Nazionale ANEI Orlando Materassi e del Generale Maurizio Lenzi Presidente della Federazione ANEI di Padova, oltre all’intervento di Alberto figlio di Guareschi.

Il secondo volume in uscita è il “Diario di Mamma Teresa”, progetto editoriale per me speciale perché appartiene alla mia sfera familiare e che conta sul patrocinio di ANEI e dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania – Roma e di questo sono molto orgogliosa. È una testimonianza originale, direi unica, un diario dove la mamma di mio prozio racconta il dolore e la sofferenza per la morte del figlio Anadage deportato in un Lager in Germania dopo l’8 settembre ‘43.

Quando mamma Teresa viene a sapere della morte del figlio, impazzisce per il dolore, ma lo strazio più grande è quella di non conoscere il luogo dove è stato sepolto. Una volta terminata la guerra e dopo molti anni ad aspettare il documento per l’espatrio, finalmente parte da Bova di Marrara (Ferrara) e arriva in Germania, da sola, senza sapere una parola di tedesco e con pochissimi soldi. Il viaggio, anzi i viaggi saranno molti e incontrerà lungo il percorso alcune persone che l’aiuteranno: i suoi racconti, scritti su piccoli quaderni di scuola, sono arrivati a me e dopo alcuni anni ho deciso di rendere pubblica questa memoria, sperando che possa essere raccolta soprattutto dai ragazzi per continuare la testimonianza.

GALVANO – Certamente. La “seconda indagine” di Licata è in fase di limatura mentre la terza ha appena iniziato a prendere corpo nella mente dell’autore. Ma c’è anche un altro progetto in cantiere, un romanzo rosa, con un immancabile riferimento al mondo dei militari, altrimenti dove sarebbe il bello?


Non mi resta che ringraziarvi, sia per la disponibilità che nell’aver aderito all’iniziativa #evadiamodalcovid che, vale la pena ricordarlo, andrà avanti finché dura l’emergenza Covid-19. Quindi ancora per parecchio tempo.

Un saluto a Silvia e Salvatore, e buona lettura a tutti.