Nella Giornata della Memoria ospitiamo questo lungo e approfondito articolo curato dalla prof. Silvia Pascale, scrittrice, storica e direttrice della Collana Le nostre guerre, e di Orlando Materassi, scrittore e presidente nazionale ANEI (Associazione Nazionale Internati nei Lager nazisti).

(Classi 3G e 3H IC 4 Stefanini, TREVISO)

ABSTRACT

Attraverso un percorso laboratoriale articolato sui tre anni della Scuola Secondaria di I Grado, due classi dell’IC4 Stefanini di Treviso studiano la deportazione degli IMI con fonti scritte e fotografiche, per poi arrivare alla preparazione di un volume didattico: lo studio, la riflessione e l’elaborazione settimanali in orario curricolare sono accompagnati da incontri con testimoni e con la guida costante di Silvia Pascale, loro docente, e di Orlando Materassi Presidente Nazionale ANEI. I ragazzi diventano pertanto protagonisti attivi del percorso di Memoria, coltivandola continuativamente per tutta la durata del ciclo scolastico.

PREMESSA

Questo progetto è stato presentato nell’a.s. 2018/2019 all’IC4 Stefanini di Treviso dove insegno Lettere in 2 classi parallele (sezione G e sezione H). Il lavoro è stato pensato per poter essere replicato e è situato all’interno di un percorso di formazione sulla Memoria per docenti intitolato “Ripensare la Memoria” con focus sull’internamento militare italiano, ossia sui militari deportati nei campi del Terzo Reich dopo l’8 settembre 1943 1.

[1] Per approfondire l’argomento vedi il prezioso volume Schreiber G., I Militari Italiani Internati nei campi di concentramento del Terzo Reich (1943-1945), SME 1997. Per la situazione di vita degli IMI negli Stalag o Oflag vedi Hammermann G., Gli internati militari italiani in Germania 1943-1945, Il Mulino 2004.

Il progetto risponde principalmente alla necessità riscontrata nel nostro Istituto di sviluppare competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica e comportamenti responsabili ispirati alla conoscenza e al rispetto della legalità attraverso lo studio approfondito e articolato delle testimonianze di militari italiani internati nei Lager del terzo reich dopo l’8 settembre 1943.

OBIETTIVI DIDATTICI

Gli obiettivi didattici che si sono perseguiti in questo lavoro sono:

  • Favorire lo sviluppo di riflessioni personali attraverso dei lavori di gruppo in modalità peer to peer e di cooperative learning;
  • Utilizzare documenti quali lettere, diari, Personalkarte e documenti di prigionia, foto, per riflettere sull’internamento militare italiano.
  • Sviluppare la competenza di rielaborare concetti storici dal particolare al generale e di produrre testi storiografici.

Il lavoro è stato pensato con la presenza di testimoni di rilievo della storia che si andava ad affrontare, ma soprattutto con la regia Silvia Pascale (docente) e la supervisione di Orlando Materassi Presidente Nazionale ANEI.

PERCHE’ UNA DIDATTICA LABORATORIALE DELL’INTERNAMENTO?

La scelta di lavorare sulla deportazione degli Internati Militari Italiani nasce per due motivazioni prioritarie:

  • Sono pronipote di un IMI;
  • Lavoro da anni sull’Internamento Militare Italiano anche come Presidente della sezione ANEI Treviso e come Consigliere Nazionale;
  • Nei libri scolastici questa parte di storia non viene affrontata in maniera esaustiva o spesso viene solo accennata;
  • La modalità laboratoriale permette di coinvolgere e includere tutti gli alunni; inoltre i ragazzi lavorano in modalità peer to peer assimilando e praticando la tecnica della ricerca storica.

ASPETTO INTERDISCIPLINARE

 Il progetto è finalizzato a potenziare la comunicazione in L1 attraverso un approfondimento culturale delle tematiche del Novecento riguardo ai genocidi, al razzismo, alla violenza e al dovere della Memoria.

Nella progettazione è stata prevista anche la conoscenza del linguaggio specifico della ricerca storica, della modalità di trasposizione di temi in immagini e della trasversalità dei linguaggi espressivi; nonché l’apprendimento di una dizione corretta e la memorizzazione di testi con l’arricchimento lessicale.

Tutto ciò è possibile attraverso il potenziamento delle metodologie laboratoriali e delle attività di laboratorio. Il progetto si è configura fin da subito come attività laboratoriale in continuo divenire, sperimentando varie tecniche e metodologie didattiche.

IL LABORATORIO DI STORIA

Dopo un’introduzione storica all’argomento legato in particolare alla deportazione dei militari italiani nei Lager tedeschi dopo l’8 settembre 1943, con le classi ho avviato il percorso attraverso le fonti con il Laboratorio di Storia.

È importante prima di procedere alla presentazione delle fonti, spiegare il valore che esse rappresentano per la tematica: perché un argomento interessi e attivi volontà di comprensione e di ricerca non basta che sia proposto dall’insegnante, è importante che il ragazzo riconosca il valore della conoscenza che gli si chiede di apprendere.

Ne consegue che è necessario elaborare una strategia dello stimolo (un problema da chiarire o da risolvere, una domanda a cui trovare risposta, un prodotto da realizzare ecc.) tale da coinvolgere lo studente.

Utilizzo spesso quando possibile il Laboratorio di Storia per offrire agli studenti la capacità di leggere il passato attraverso il concreto gesto storiografico, al fine di raggiungere una più completa consapevolezza del presente. L’apprendimento della storia dovrebbe avvenire attraverso calibrate operazioni di tipo storiografico, offrendo materiali e strumenti per rendere gli allievi non passivi destinatari, ma costruttori di percorsi di storia. Ciò comporta la necessità di lavorare in piccoli gruppi in modalità peer to peer possibilmente: uno spazio dedicato e con frequenza settimanale. Il processo di peer education 2 parte dal confronto tra punti di vista diversi, attraverso lo scambio di idee e la condivisione delle esperienze e fa sì che ci sia una comunicazione circolare con conseguente apprendimento.

2 Significativi sull’argomento i seguenti volumi: Pellai, Rinaldin, Tamburini, Educazione tra pari. Manuale teorico-pratico di empowered peer education, Erikson 2002; Tacconi G., La didattica al lavoro. Analisi delle pratiche educative nell’istruzione e formazione professionale, Ed. F. De Angeli 2013.

L’insegnamento reciproco consente agli studenti di accrescere e perfezionare le proprie conoscenze, i metodi di studio e la capacità di problem solving. In questa strategia didattica lo studente tutor viene valorizzato e responsabilizzato da questo ruolo mentre gli altri studenti traggono vantaggio dal lavorare in un ambiente protetto tra pari.

La scelta delle fonti è stata varia per permettere agli alunni di ampliare le loro conoscenze su di un periodo storico non trattato nei libri di testo scolastici e per sperimentare varie tipologie di materiali:

  1. pagine di diario di un militare italiano internato;
  2. cartoline dai Lager;
  3. foto da Archivi storici (Croce Rossa Internazionale e Bundesarchiv)
  4. tessere di lavoro coatto
  5. Personalkarte, esempio di schedatura all’arrivo nello Stalag di un Internato militare

Le scritture diaristiche, come anche le lettere, hanno un rapporto preciso con il tempo: i diari veri e propri, le lettere, procedono per frammenti, senza un disegno, prive di una dimensione prospettica. Nel diario, in particolare, si riproduce o si riflette, più o meno inconsciamente, la molteplicità o l’occasionalità dell’esistenza. Ma le caratteristiche del diario (e delle lettere) sono anche i suoi limiti. Il testimone racconta ciò che vede, ciò che osserva dal suo punto di vista e spesso non sa o non capisce il contesto. E da qui nasce poi con gli alunni il confronto tra ciò che il testimone scrive e quello che troviamo sui saggi di storia.

Le attività del laboratorio hanno il loro punto di forza e sono caratterizzate da questi elementi:

  • ruolo attivo dello studente;
  • svolgimento di un’attività di una certa durata e finalizzata alla realizzazione di un prodotto;
  • analisi di documenti da cui trarre informazioni;
  • rielaborazione delle stesse;
  • collaborazione con altri compagni nelle diverse fasi del lavoro.

Attraverso le fonti proposte gli alunni passano dall’osservazione alla conoscenza interpretando poi il significato del documento stesso, proponendo anche delle ipotesi.

Lavoro a piccoli gruppi sui documenti di prigionia di IMI.

L’obiettivo del laboratorio è duplice: da un lato fornire i primi rudimenti circa gli strumenti della ricerca condotta a partire da una fonte indicata dal docente, e dall’altro insegnare allo studente come si elaborano in forma scritta i risultati della ricerca.

Al termine di questi incontri settimanali gli studenti acquisiscono la conoscenza di alcune tipologie di fonti per lo studio degli Internati Militari Italiani e dei principali strumenti di studio. Dopo essersi orientati nella ricerca e decodifica dei documenti, utilizzano gli strumenti linguistici (proprietà di linguaggio, corretto lessico specifico) adeguati a esprimere nella forma scritta, in modo chiaro ed efficace, gli esiti della ricerca condotta sotto la guida del docente.

Queste competenze vengono acquisite tramite un confronto diretto e continuativo con il docente in aula; la discussione intorno alle fonti proposte costituirà inoltre un momento di riflessione critica e di apprendimento metodologico.

La prima parte del laboratorio viene utilizzata per spiegare il motivo e l’obiettivo del lavoro di ricerca, come si compiono le indagini bibliografiche e archivistiche, come si seleziona il materiale e dove lo si reperisce, che cosa significa scrivere i risultati della ricerca e come si fa.

Una fonte a cui i ragazzi vanno preparati accuratamente è quella fotografica/iconografica: non è sufficiente che gli alunni diano una rapida occhiata all’immagine. Devono invece essere in grado di descriverla in modo dettagliato e sistematico e saper dare un nome preciso agli oggetti ed alle persone rappresentati. Il che vuol dire padroneggiare da un lato l’abilità linguistica (scritta e orale) della descrizione e dall’altro disporre di un ampio bagaglio di informazioni sull’immagine che deve essere “letta” e sul contesto storico. Solo a questo punto si può provare a decodificare con una certa profondità l’immagine, stimolando poi in classe eventuali discussioni.

Successivamente lo spunto è stato quello di confrontare l’immagine del campo di concentramento durante la Seconda Guerra e lo stesso luogo adesso.

Stalag VI A, Hemer: Archivio Storico Croce Rossa Internazionale ICRC VP-HIST-03104-28

Hemer, uno dei caseggiati del campo di concentramento

La seconda parte del Laboratorio, invece, vede l’esposizione dei lavori svolti dagli studenti in gruppo. In questo passaggio gli studenti descrivono ciò che dicono le diverse fonti da loro utilizzate riguardo all’argomento ed analizzano come possono differire queste fonti tra di loro. Individuano come sono state costruite le memorie legate all’argomento scelto e mettono a confronto la memoria individuale e quella collettiva.

Questa parte della metodologia costituisce una sfida in quanto gli studenti ora lavorano con il concetto di memoria a livello pratico, non soltanto teorico.

L’obiettivo è quello di incentivare le discussioni e le presentazioni delle idee proprie degli studenti. Per iniziare il loro lavoro, gli studenti devono compilare un riassunto di ciò che hanno imparato utilizzando le domande seguenti:

  1. Quale periodo storico/argomento stai analizzando?
  2. Quale fonte storica hai analizzato?
  3. Per la decodifica della fonte/documento che strumenti ti sono serviti?
  4. Riassumi cosa dice la fonte in merito all’argomento. 

I TEMPI DEL PROGETTO

a.s. 2018/2019

Nel corso del primo anno scolastico i ragazzi dopo una preparazione sul concetto di Memoria e su coloro che hanno contribuito hanno lavorato con GARIWO sui giusti nel mondo. Autonomamente hanno scelto la figura di Maria Vittoria Zeme su cui approfondire le loro ricerche, una crocerossina che invece di rientrare a casa dopo l’8 settembre decide di seguire la sorte dei soldati che appartenevano al suo distaccamento finendo a lavorare nel Lazzaretto di Zeithain. Le sue Memorie sono state oggetto di studio e di riflessione da parte dei ragazzi che hanno partecipato al concorso di GARIWO e sono stati segnalati per il loro impegno.

a.s. 2019/2020

Testo utilizzato per il lavoro di approfondimento.

Lo scorso anno scolastico le classi avevano come obiettivo la lettura e interpretazione de “La favola di Natale”. È un’opera letteraria dello scrittore e giornalista Giovannino Guareschi scritta nel dicembre del 1944 durante il periodo di prigionia a Sandbostel e venne raccontata per la prima volta la sera della Vigilia di Natale dello stesso anno nella sua baracca nel campo di prigionia.

La scelta del testo “La Favola di Natale” 3 di Giovannino Guareschi 4 è stata effettuata sulla base della valenza interdisciplinare dell’opera: teatro, musica, storia, letteratura, arte.

3 La prima stampa dell’opera ristampata di recente, Guareschi, G. La favola di Natale. Con illustrazioni dell’autore e di Arturo Coppola, Edizioni Riunite, Milano, I ed. 1946.

4 Su Guareschi può essere utile questo volume Conti G., Giovannino Guareschi. Biografia di uno scrittoreRizzoli, 2008.

Si tratta infatti di un testo scritto per essere recitato, illustrato dall’autore stesso e musicato dall’amico e compagno di prigionia Arturo Coppola. Quest’ultimo, una volta rientrato in Italia, ha stabilito la sua residenza a Treviso e ha insegnato musica proprio nel nostro istituto scolastico.

I QUADRIMESTRE (ottobre – gennaio 1 – 2 ore alla settimana): RIPENSARE LA MEMORIA

TEMATICHE

  • Approfondimento sulle tematiche della deportazione
  • La deportazione dei militari italiani dopo l’8 settembre 1943
  • Laboratorio sui documenti di alcuni IMI (Internati Militari Italiani) in modalità piccoli gruppi
  • Testimonianza della prof.ssa Silvia Pascale pronipote di un IMI morto in Lager
  • Incontro con il presidente nazionale ANEI, Orlando Materassi, figlio di un internato

Incontro con Orlando Materassi, presidente nazionale ANEI (10 febbraio 2020)

Sicuramente di forte impatto emotivo sono stati i due incontri di inizio febbraio legati alla testimonianza familiare di internamento: ascoltare il racconto di deportazione e di vita nel campo, costretto al lavoro coatto, di Elio Materassi, attraverso le parole del figlio ha indubbiamente avuto una valenza educativa enorme. La storia è sicuramente anche storia di testimonianze, semplici come quella di Elio, ma con una forte connotazione educativa per gli ideali di libertà, di patria e di famiglia che i ragazzi sentono vicini.

Le testimonianze di IMI attraverso i documenti oppure ascoltando figli o nipoti di internati, sono uguali e diverse tra loro, perché tutte hanno una comune storia ed ognuna ha l’originalità personale, ma sono importantissime per comprendere il valore della scelta dei 650.000 militari italiani fatti prigionieri dall’esercito tedesco dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Preferirono il volontario internamento pur di non schierarsi dalla parte dei nazifascisti.

Il loro NO ripetuto più volte, fu causa di sofferenze personali: fame, freddo, affetti negati violenze e tanti altri supplizi, ma la loro lotta senz’armi contribuì alla liberazione e rendere dignità ad una Italia per venti anni soggiogata dalla dittatura fascista e distrutta dalla guerra voluta dai regimi nazista e fascista con la complicità della casa reale.

50.000 troveranno la morte nei Lager per sfinimento, per malattie, sotto i bombardamenti, per essere stati uccisi singolarmente o in gruppo dai nazisti.

Gli alunni nel percorso del I Quadrimestre hanno imparato che anche l’internamento fu una delle tante storie di deportazioni durante la Seconda Guerra mondiale, con la particolarità della volontaria scelta di restare negli Stalag o Oflag pur di non aderire al nazifascismo.

Una diversità che li porterà anche a scontrarsi fisicamente, all’interno dei Lager, con ex commilitoni aderenti alle offerte dei nazifascisti e provocatori nell’ostentare le diversità di trattamento, in particolare alimentare, a loro riservato.

Annette Wieviorka nel suo interessantissimo volume, individua diverse figure di testimone che si sono succedute nel tempo: “il testimone oculare, depositario della storia a “futura memoria”, di solito scomparso con il mondo stesso che ha descritto, lasciando la sua testimonianza in un testo scritto; il testimone sopravvissuto che vive i problemi del reinserimento e della dissimulazione; il testimone discendente dello scampato che racconta non solo il passato ma anche la narrazione di una nuova vita.” (Wieviorka, 1999, p. 36). Per questo motivo alla fine del percorso sui documenti si è rivelato di particolare interesse per i ragazzi ascoltare la mia storia familiare e quella dell’amico Orlando Materassi.

II QUADRIMESTRE (febbraio – aprile): FAVOLA DI NATALE

  • Lettura del testo
  • Divisione e assegnazione delle parti recitate e musicate
  • 7 maggio: rappresentazione teatrale

23 FEBBRAIO 2020: SOSPENSIONE DIDATTICA IN PRESENZA

Ovviamente vista la situazione, la sospensione dell’attività didattica in presenza e l’impossibilità a effettuare le prove, ho comunicato ai ragazzi collegati in videolezione che purtroppo il lavoro sarebbe slittato al prossimo anno scolastico: appena data la notizia ho visto lo sconforto e la delusione, ma subito, (come sempre i ragazzini sono meravigliosi), un alunno mi lancia una proposta. “Professoressa perché non inseriamo anche noi dei lavori nel volume?”

E subito è stato un susseguirsi di emozioni…

“Prof. Io sono brava a disegnare”… “Prof io vorrei scrivere una poesia!!!!”

Ecco riaccendersi la gioia di fare insieme, anche se distanti, di condividere un lavoro…di confrontarsi e discutere come facciamo sempre in classe.

“Prof., Guareschi ha scritto quest’opera in campo di concentramento ed è stato isolato dai suoi affetti per due anni; anche noi siamo isolati dai nostri amici, dai nostri cugini….”

“Prof. io mi sento come Giovannino: non posso più andare dai nonni…Dai prof. vedrà che bravi che siamo!!!!”

Disegno di Caterina Ardizzoni 2 H

Ecco che ci siamo messi all’opera: abbiamo riletto insieme la Favola in video lezione, ognuno di loro si è soffermato su dei personaggi che più l’avevano colpito; piano piano sono nate idee per i disegni …., un alunno ha preparato degli origami e c’è chi ha dipinto con la pianta dei piedi…. E ora con il supporto anche dei genitori che sostengono questo lavoro e di un’amica in particolare, Michela Bayou che ha coordinato la parte grafica, stiamo procedendo verso la bozza finale del testo che vede quindi impegnati gli studenti delle mie due classi seconde. Anche i ragazzini in difficoltà che rischiano di perdersi senza la normale attività scolastica partecipano sapendo che il loro contributo sarà considerato perché tutti avranno il loro spazio.

È un lavoro, quello dello studio della deportazione dei militari italiani dopo l’8 settembre nei Lager del Terzo Reich in cui credo molto: credo che sia fondamentale passare ai nostri ragazzi questa pagina di storia che non compare, se non a volte per brevi cenni, nei nostri manuali scolastici.

Così Alberto, il figlio di Guareschi, mi scrive al primo invio dei materiali: “Cara Silvia,

grazie di cuore per avermi inviato in anteprima i disegni e la commovente poesia che alcuni suoi alunni hanno dedicato a mio padre e alla sua Favola di Natale. Una favola – le cui muse ispiratrici furono «fame, freddo e nostalgia» – nata per consolare gli internati militari nei Lager tedeschi lontani dai loro cari ed è riuscita a rasserenarli tenendoli aggrappati alla vita e alla speranza di poterli rivedere. È confortante sapere che questa favola riesce a coinvolgere emotivamente anche questa nuovissima generazione…

Un augurio per una felice conclusione in “videoconferenza”.

MODIFICA AL PROGETTO INIZIALE

La cadenza settimanale con i ragazzi è rimasta confermata, anche se sono cambiate le modalità: ci colleghiamo con Meet della piattaforma G-Suite for Education che avevamo già in dotazione come Istituto.

Una volta alla settimana quindi lavoriamo sulla Memoria, non più però una classe alla volta, ma contemporaneamente, perché con Meet c’è la possibilità di collegare i ragazzi di tutte e due le classi. I lavori che i ragazzi producono, vengono caricati sul Drive di Classroom, un sistema che permette di archiviare qualsiasi file in modo sicuro e illimitato, condividendo in modo rapido e invitando anche i compagni e i colleghi di sostegno a visualizzare ed eventualmente commentare.

Ecco quindi nascere un volume scritto veramente “a cento mani” con i ragazzi che hanno voluto comunque continuare a credere nel Progetto e che anzi lo hanno arricchito.

È un contributo importantissimo affinché altri ragazzi e ragazze nati nel terzo millennio abbiano la conoscenza e consapevolezza di costruire il loro futuro facendo tesoro di cosa sia la mancanza di libertà, di democrazia e di pace.

La voce degli Internati, che affiora dalle pagine di diari o lettere, ci impone di farci carico di queste sofferenze e ci spinge a diventare a nostra volta testimoni attivi: è la via per contrastare qualsiasi forma di negazionismo e per far sì che questo periodo della storia venga studiato dai nostri ragazzi.

Per diventare poi testimoni bisogna andare oltre l’aspetto meramente cognitivo: la memoria prevede anche l’emozione, la condivisione di un’esperienza, il pathos.

Solo così si potrà cercare di avere un passaggio di testimone vero ed efficace.

a.s. 2020/2021

Il lavoro di quest’anno scolastico è quello di raccogliere quanto seminato negli anni precedenti: un volume sulla didattica dell’internamento militare italiano, sugli IMI scritto dai ragazzi. Nel percorso di quest’anno ci affianca Orlando Materassi, Presidente Nazionale ANEI, sia in presenza che in videolezione.

Le classi hanno iniziato da settembre la lettura del volume pubblicato dalla Regione Toscana che racchiude il diario di Elio Materassi, un diario molto importante dove vengono narrate le vicende anche del periodo militare, durante la guerra, e poi naturalmente la deportazione dopo l’8 settembre 1943.

Il 29 ottobre è intervenuto in classe dove i ragazzi lo hanno intervistato sia sulla storia di Elio Materassi, il padre internato, sia sul percorso personale sui luoghi di prigionia che il Presidente ha intrapreso da 10 anni a questa parte.

L’incontro si è rivelato estremamente importante per i ragazzi, atteso con ansia ed emozione. Da venerdì prossimo i ragazzi lavoreranno in videolezione con Orlando Materassi per proseguire il lavoro di ricerca e approfondimento dell’argomento.

A fine a.s. la presentazione del lavoro complessivo attraverso un volume scritto dai ragazzi.

Silvia Pascale

Orlando Materassi