Recensione a cura di Gabriella Persiani, nipote dell’Imi Carmine Broccolini
Addetto stampa di ANEI Teramo
“Per Teresa e Angiolina. Alle donne. Ai pianti e alle sofferenze. All’attesa e al coraggio”. Scandendo le parole della dedica nella prima pagina del volume “Gli Internati Militari Italiani. Testimonianza di donne”, a cura di Orlando Materassi e Silvia Pascale per Ciesse Edizioni, si entra in punta di piedi nel suo contenuto. Non senza aver prima ammirato proprio i volti di Teresa e Angiolina realizzati in copertina da Gabriella Di Stefano.
Ecco, dunque, un nuovo lavoro della consolidata coppia autorale formata dal Presidente Nazionale ANEI e dalla storica e Presidente della sezione ANEI di Treviso, pubblicato in occasione della Giornata della Memoria 2022, il 27 Gennaio. I nostri, già coautori nel 2021 delle pubblicazioni “La Memoria legata al filo rosso. Il Ricordo negli occhi di mio padre”, tradotto in tedesco e polacco, e “Elio, un eroe per scelta”, sempre per Ciesse Edizioni, sono anche ideatori e promotori di un percorso di studio, promosso da ANEI Treviso e finanziato dal Governo Federale della Germania attraverso il Fondo italo-tedesco per il Futuro, scelto in stretta collaborazione con il Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che ha portato, prima, alla realizzazione del Convegno Internazionale “Gli Internati Militari Italiani. Testimonianze di donne, madri, fidanzate, mogli, figlie”, il 17 dicembre scorso a Treviso, e, ora, alla pubblicazione di questo libro, che ne rappresenta gli Atti.
Ed è l’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania a Roma, Viktor Elbling, a firmare il saluto introduttivo, sottolineando che “è naturale che, quando si parla di storie di guerra e internamento, vengano in mente prima gli uomini, come diretti interessati. Si dimentica però che, in loro assenza, la vita non si ferma, non si congela, va avanti con tutte le sue difficoltà” e che (…) ora l’attività di Materassi e Pascale colma questa lacuna “con storie di donne forti, coraggiose, esempi luminosi di umanità”.
Finalmente, cioè, dopo quasi 80 anni di silenzio, si apre per la prima volta uno squarcio sull’universo femminile che dopo l’8 Settembre si ritrovò a dover resistere e allo stesso sostenere la resistenza dei propri cari diventati Imi. Nell’angoscia e nell’attesa di un ritorno, che per qualcuna durarono tutta la vita. Invano.
E il metodo del racconto è ancora una volta quello dello storico, che si muove esplorando documenti e testimonianze dirette finora per lo più taciuti, dimenticati, inediti: diari, lettere, cartoline, appunti e frammenti di pensieri. Così, proprio da quelle righe vergate a mano, con grafia spigolosa o incerta, intrise di forza e di immenso dolore, emergono dall’oblio queste figure forti, caparbie, coraggiose, celebrate in quasi 200 pagine, fitte, intense, vissute.
“Le spine del passato – spiegano gli autori, – portate dietro per quasi tutta una vita, come una valigia che non si ha mai il tempo di posare e di aprire, aprono finestre sul senso dell’attesa”.
A partire dalle “spine” e dall’”attesa” di Angiolina, mamma di Orlando Materassi, fidanzata prima e sposa poi dell’Imi Elio Materassi. “Ma chi era Angiolina? – scrive lo stesso figlio nel suo appassionato ricordo. – Non certo una donna di primo piano, però sempre un punto di riferimento di babbo e stare accanto a lui le dava l’energia e la gioia di vivere la sua quotidiana vita di operaia. Una donna umile, desiderosa di viaggiare, di conoscere ciò che gli avvenimenti della guerra le avevano impedito, facendola diventare adulta attraverso le sofferenze familiari”.
Sofferenze anche per la sopracitata mamma Teresa, zia di Silvia Pascale, che non si arrese alla notizia del figlio Anadage disperso e da Bova di Marrara (Ferrara) arrivò nel Dopoguerra in Germania, da sola, senza sapere una parola di tedesco e con pochissimi soldi, per trovare la sua tomba da piangere, nel nome della riconciliazione. In suo supporto giunse provvidenziale un’altra donna, la tedesca Lore Wolf, al tempo dell’internamento di Anadage comunista e perseguita dal regime nazista e successivamente attivista per i diritti umani, che l’aiutò a riportare le care spoglie a casa.
Altrettanto drammatica la vicenda di nonna Concetta da San Severo (Foggia), ripercorsa dalla nipote Marina Villani. Nonna Concetta fino all’ultimo suo giorno di vita pianse quel figlio, Vincenzo Villani, matricola 117853 dello Stalag VII A, diventato Milite Ignoto. E ci sono Gigliola Buti da Pisa, figlia di Stella e dell’IMI Armando, la trevigiana Mariuccia Turchetto, moglie dell’IMI Gian Carlo. E ancora Gemma, gli Angeli di Pescantina, Olga… Ognuna con la sua storia così simile a tante altre ma così unica nel suo vissuto, ognuna con quella forza che le ha rese grandi protagoniste della Storia. Sono tutte le nostre nonne, le nostre mamme, le nostre zie, le colonne delle nostre famiglie, sodali incrollabili dei nostri Imi nella Resistenza, novelle Penelopi della Seconda Guerra Mondiale.
Tutte le loro voci ci consegnano un’altra visione di quei drammi, vissuti nel riserbo della famiglia e dei quali oggi manteniamo alta la Memoria, per permetterci di giungere alla comprensione del contesto globale. Sempre nel nome della Riconciliazione.
Gli Internati Militari Italiani. Testimonianze di donne
a cura di Orlando Materassi e Silvia Pascale